ARTICOLI RIGUARDO ABUSI DENTRO LA CHIESA CATTOLICA

martedì 15 dicembre 2009

Papa:"Vergogna per preti pedofili"

Papa:"Vergogna per preti pedofili"
11/12/2009

"Massima attenzione per caso Irlanda"
Benedetto XVI si è detto "sconvolto e angosciato" dal contenuto del rapporto sugli abusi su minori compiuti dai preti cattolici in Irlanda. E' quanto si legge in un comunicato della Santa Sede al termine dell'incontro del Pontefice con rappresentanti della Chiesa locale. Il Vaticano continuerà a seguire questa "grave questione" con la "massima attenzione" per capire come siano potuti accadere questi "vergognosi eventi".


Il Papa - afferma la nota della sala stampa - ha ''ascoltato le preoccupazioni'' dei vescovi irlandesi e della Curia romana, e ha discusso con loro degli ''eventi traumatici'' evidenziati dal Rapporto della Commissione investigativa irlandese sull'arcidiocesi di Dublino.

Dopo un ''attento studio'' del rapporto, il papa si è sentito ''profondamente sconvolto e angosciato dal suo contenuto. ''Desidera ancora una volta - aggiunge la nota - esprimere il suo profondo dispiacere per le azioni compiute da alcuni membri del clero che hanno tradito le loro solenni promesse a Dio, oltre che la fiducia loro accordata dalle vittime e dalle loro famiglie, e in generale dalla società''.

''Il Santo Padre - prosegue il comunicato - condivide il senso di oltraggio, tradimento e vergogna sentito da tanti fedeli in Irlanda, e si unisce a loro in preghiera in questo
difficile momento per la vita della Chiesa''. Il Papa chiede perciò ai cattolici irlandesi, ai quali rivolgerà presto una lettera pastorale, e a quelli di tutto il mondo, di unirsi alle preghiere per le vittime, le loro famiglie e chiunque sia stato toccato da questi ''odiosi crimini''.

Promette, intanto, che ''la Chiesa continuerà a seguire questa grave questione con la massima attenzione per capire come questi vergognosi eventi siano potuti accadere e individuare il miglior modo per sviluppare efficaci e sicure strategie per evitare che si ripetano''.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo468358.shtml

SCULTURA MADONNA BLASFEMA PRESSO I PADRI STIMATINI DI SEZANO


GRAVE DISSACRAZIONE


A nome del "Centro Culturale Nicolò Stenone" mi unisco all'indignazione espressa dall'artista Marcello Sartori di Verona e da molti altri, per quanto riguarda certa arte contemporanea che viene definita "sacra" quando invece è dissacrante e volgare, e mi riferisco in particolare alla scultura di una donna in bronzo esposta nella cappella di Sezano dei padri Stimatini di Verona che dovrebbe rappresentare la Madonna. Una Madonna tutta nuda e scapigliata, che avanza con passo di danza tenendo una mano dietro e l'altra davanti su un pancione enorme che le cade giù, ebbene questa scultura dovrebbe comunicare, secondo le dichiarazioni degli ultimi esegeti esperti in acrobazie, sentimenti sublimi, quando invece la gente comune sente ripugnanza e disgusto. Se una prostituta si vedesse ritratta in quel modo si sentirebbe offesa nella sua femminilità.


Se "il bello è lo splendore del vero", come diceva Platone supportato poi da S. Tommaso, va da sé che la vera opera d'arte deve innanzitutto parlare di Verità, cioè essere comprensibile all'intelletto suscitando gioia interiore al suo sguardo, e non disgusto da superare con motivazioni assurde.


Non si può definire "sacra" una qualunque composizione artistica per il solo fatto che ha come oggetto personaggi della Sacra Scrittura, anzi, il più delle volte si tratta di opere d'arte dissacranti o blasfeme, come ad esempio quei tanto discussi quadri che raffigurano Gesù Cristo in atteggiamento orgiastico con gli Apostoli, esposti addirittura nel museo diocesano di Vienna. La stessa cosa dicasi per certi film o romanzi di autori notoriamente miscredenti, che non possono essere considerati fonte di verità storica solo perché trattano, spesso in modo offensivo e volutamente manipolato, della vita di Cristo.


Che queste volgarità o dissacrazioni vengano proposte dai nemici di Cristo è cosa ormai risaputa, ma che addirittura certi nostri "Consacrati", frati, suore, sacerdoti, teologi, vogliano giustificare e difendere queste autentiche profanazioni, accettandole nelle loro case, o chiese, o librerie come se si trattasse di "opere d'arte sacra", è un fatto gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio perché è lo stravolgimento della Verità in nome dell'idiozia e della peggiore ignoranza quando non addirittura, della voluta perversione. Tutti noi ci auguriamo che questo periodo della nostra storia, gravemente contrassegnato dalla presenza del "maligno" in tutti i settori della vita: religiosa, civile, politica, ecc. che si manifesta con omicidi, efferatezze, imbrogli, calamità e violenze di ogni genere, e che ha la sua radice principale nel categorico rifiuto della Divina Presenza di Gesù Cristo tra noi, sia come Crocifisso, sia come Bambino inerme nel presepio, ci auguriamo che questo periodo storico possa essere per ciascuno di noi stimolo e sfida per una decisa reazione, per un fedeltà più coraggiosa a Cristo, nostro Redentore, a iniziare dai nostri Pastori costituiti in autorità che rischiano talvolta di giocarsi l'anima per il loro colpevole silenzio.


Christus vincit, Christus regnat! Buon Natale a tutti.


patrizia.ste...@alice.it


http://groups.google.com/group/centro-religione-cristiana?hl=it

SCULTURA MADONNA BLASFEMA PRESSO I PADRI STIMATINI DI SEZANO

GRAVE DISSACRAZIONE


A nome del "Centro Culturale Nicolò Stenone" mi unisco all'indignazione espressa dall'artista Marcello Sartori di Verona e da molti altri, per quanto riguarda certa arte contemporanea che viene definita "sacra" quando invece è dissacrante e volgare, e mi riferisco in particolare alla scultura di una donna in bronzo esposta nella cappella di Sezano dei padri Stimatini di Verona che dovrebbe rappresentare la Madonna. Una Madonna tutta nuda e scapigliata, che avanza con passo di danza tenendo una mano dietro e l'altra davanti su un pancione enorme che le cade giù, ebbene questa scultura dovrebbe comunicare, secondo le dichiarazioni degli ultimi esegeti esperti in acrobazie, sentimenti sublimi, quando invece la gente comune sente ripugnanza e disgusto. Se una prostituta si vedesse ritratta in quel modo si sentirebbe offesa nella sua femminilità.


Se "il bello è lo splendore del vero", come diceva Platone supportato poi da S. Tommaso, va da sé che la vera opera d'arte deve innanzitutto parlare di Verità, cioè essere comprensibile all'intelletto suscitando gioia interiore al suo sguardo, e non disgusto da superare con motivazioni assurde.


Non si può definire "sacra" una qualunque composizione artistica per il solo fatto che ha come oggetto personaggi della Sacra Scrittura, anzi, il più delle volte si tratta di opere d'arte dissacranti o blasfeme, come ad esempio quei tanto discussi quadri che raffigurano Gesù Cristo in atteggiamento orgiastico con gli Apostoli, esposti addirittura nel museo diocesano di Vienna. La stessa cosa dicasi per certi film o romanzi di autori notoriamente miscredenti, che non possono essere considerati fonte di verità storica solo perché trattano, spesso in modo offensivo e volutamente manipolato, della vita di Cristo.


Che queste volgarità o dissacrazioni vengano proposte dai nemici di Cristo è cosa ormai risaputa, ma che addirittura certi nostri "Consacrati", frati, suore, sacerdoti, teologi, vogliano giustificare e difendere queste autentiche profanazioni, accettandole nelle loro case, o chiese, o librerie come se si trattasse di "opere d'arte sacra", è un fatto gravissimo che grida vendetta al cospetto di Dio perché è lo stravolgimento della Verità in nome dell'idiozia e della peggiore ignoranza quando non addirittura, della voluta perversione. Tutti noi ci auguriamo che questo periodo della nostra storia, gravemente contrassegnato dalla presenza del "maligno" in tutti i settori della vita: religiosa, civile, politica, ecc. che si manifesta con omicidi, efferatezze, imbrogli, calamità e violenze di ogni genere, e che ha la sua radice principale nel categorico rifiuto della Divina Presenza di Gesù Cristo tra noi, sia come Crocifisso, sia come Bambino inerme nel presepio, ci auguriamo che questo periodo storico possa essere per ciascuno di noi stimolo e sfida per una decisa reazione, per un fedeltà più coraggiosa a Cristo, nostro Redentore, a iniziare dai nostri Pastori costituiti in autorità che rischiano talvolta di giocarsi l'anima per il loro colpevole silenzio.


Christus vincit, Christus regnat! Buon Natale a tutti.


patrizia.ste...@alice.it


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giovedì 26 novembre 2009

IN SCENA PRESSO L'AUDITORIUM SAN DOMENICO UN OPERA MOLTEO BLASFEMA-AMORE GAY VERSO GESU'


IN SCENA PRESSO L'AUDITORIUM SAN DOMENICO UN OPERA MOLTO BLASFEMA-AMORE GAY VERSO GESU'

04 novembre 2009
In scena “Lettera d’amore per uno sconosciuto” di Orazio Panunzio
Convincono Alessia Garofalo, Andrea la Forgia, Elio Colasanto e Mariel Corrieri

di Corrado Altomare


“Io non so cosa succeda ai sentimenti dopo la morte, ma sono sicuro che il mio amore durerà nell’eternità e brucerà l’alito gelido della morte”, queste sono parole dello scrittore molfettese Orazio Panunzio scritte in una delle sue ultime opere “Lettera d’amore per uno sconosciuto”, in cui si evidenzia la religiosità e l’attaccamento alla sua città natale. L’opera è stata portata in scena da una emergente compagnia teatrale “Fuori scena” presso l'Auditorium San Domenico.

Nell’opera Panunzio parla di un giovane ventenne che nella notte tra il giovedì e il venerdì santo si innamora di Gesù e ripensando, nei giorni successivi a quel volto decide di scrivere una lettera d’amore per uno sconosciuto, perché lui non hai mai visto e né conosce Cristo, ma si è innamorato di quell’uomo che è stato torturato e ha subito ingiustamente una pena capitale.
Per cinquanta anni l’uomo cercherà di scrivere la lettera, senza mai riuscirci, per cinquanta anni l’uomo ogni giovedì santo rivedrà quel volto e ogni anno di Pasqua in Pasqua il suo amore si rafforza, occupando ogni spazio della sua esistenza, priva di qualsiasi altro sogno.

Il tema affrontato da Panunzio nella “Lettera d’amore per uno sconosciuto” non è facile da rappresentare, in quanto si tratta di un opera contrassegnata da passioni e sentimenti molto forti al limite del blasfemo e del sacrilego, comunque i due attori, che hanno rappresentato l’animo dell’innamorato sono riusciti a far comprendere allo spettatore la complessità dell’opera e il profondo sentimento di amore del giovane per uno sconosciuto.

Una scommessa vinta quella del collettivo “Fuori scena” con Alessia Garofalo, Andrea la Forgia, Elio Colasanto e Mariel Corrieri, che hanno convinto e avvinto il pubblico con la loro performance con un testo come quello di Orazio Panunzio di non facile lettura, che loro hanno portato in scena con estrema bravura e maestria.





http://www.molfettalive.it/news/news.aspx?idnews=10450

IL SITO PARROCCHIA SAN DOMENICO - MOLFETTA
Via San Domenico tel/fax 0803355000



http://www.parrocchiasandomenico.it/new2/





mercoledì 4 novembre 2009

Ti amo, Gesù Morto: il Collettivo Fuori Scena sul palco con un'opera di Orazio Panunzio "Lettera d'amore ad uno Sconosciuto" portata in scena, domenica sera, nell' Auditorium San Domenico
MOLFETTA - E’ una storia d’amore l’opera prima del Collettivo Fuori Scena (Alessia Garofalo, Andrea la Forgia, Elio Colasanto e Mariel Corrieri).
Un amore sicuramente anticonvenzionale, puro in origine, poi un po’ perso, insozzato, segnato dal tempo e dai tempi, avvertito continuamente, ma convulsamente degenerato. Ma di amore si tratta, e il titolo stesso non fa nulla per nasconderlo: “Lettera d’Amore ad uno Sconosciuto" è un testo inedito, dello scomparso scrittore molfettese Orazio Panunzio, messo a disposizione da parte della famiglia ad un gruppo teatrale giovanissimo, che in quanto tale sembra possedere la scintilla.




La scintilla che fa durare la stasi iniziale solo pochi attimi, che fa scordare la dolcezza del risveglio presi dall’ansia del vivere, che rompe ritmi scenici e vasi in terracotta senza preavviso. E’ la storia di un amore.
Sicuramente anticonvenzionale. Altrettanto sicuramente denso di una poesia e rispondente ad una idea sospesa tra classico e moderno, tra il bianco del candore iniziale e il rosso sangue di un compromesso di sopravvivenza. Un giovane, sembra ormai tanto tempo fa, si innamora, semplicemente ma passionalmente e tutt’altro che platonicamente, della Statua di Cristo Morto, nella notte del venerdì santo, nei vicoli di Molfetta. Il pianoforte che accompagna la nascita di questo amore rende la marcia funebre meno greve ma non meno grave.


E’ un amore puro, incantato, appassionato e pieno. Non durerà questa purezza.



E’ la storia di un amore corrisposto. Perché è anche quel ceppo di legno, trasformato in statua, ad innamorarsi, dall’alto, della città, della gente che vede nella penombra ai suoi piedi. E’ un amore a prima vista, che cresce con il passare degli anni, ammetterà Cristo Morto. Non durerà la purezza, ma durerà, in un modo o nell’altro, questo amore. Un amore da far perdere la testa ad una statua piena di santità, ma che in maniera quasi sacrilega finisce per perdere l’identità, per scordarsi quella santità per vivere l’amore terreno e carnale con l’ uomo. Con l’Uomo.




Durerà, in un modo o nell’altro, questo amore, tra muraglioni stracolmi e vocianti, tra vuoti a perdere abbandonati per le strade, tra l’illuminazione pubblica che, sessant’anni dopo, non vuol saperne di spegnersi quando passa la processione. Lettera d’Amore ad uno Sconosciuto è uno scritto di rara pienezza, e che sconosciuto sia rimasto, ai più, per tanto tempo, è un handicap forse finalmente colmato, per una città amata da Panunzio, che, si dice nella nota introduttiva, “ha trasformato la sua cittadina nel suo personaggio”.



Pieno di rosso-passione, rosso-sangue, rosso-virginale menarca, non c’è solo il giovane, interpretato da Elio Colasanto, innamorato del Gesù Cristo ancora sotto le lenzuola, con le fattezze di Andrea La Forgia. C’è un’intera città: o almeno, è bello poterla pensare così.
Per questo, anche per questo, riportare in scena questo amore (primo amore, e non si scorda mai) magari a ridosso della Settimana Santa, quando ci sarà da far capire ad altri, giovani vergini dei nostri tempi che forse quella notte del venerdì c’è altro, oltre a un’occasione per tirar tardi e bere in compagnia (che l’amore magari cambia, ma non si distrugge) non è un suggerimento. E’ un dovere.

Vincenzo Azzollini


http://www.quindici-molfetta.it/News.aspx?Id_News=17197


Centro Culturale Auditorium - ORAZIO PANUNZIO, UN UOMO, UNA CITTA' UN UNICO AMORE
Fonte: ASSOCIAZIONE 01-NOV-09




Il Centro Culturale Auditorium, sito in Molfetta via San Rocco, prosegue nella rassegna culturale di questo autunno.

Prossimo appuntamento, domenica 1 novembre 2009 ore 19, presso l'Auditorium S.Domenico

ORAZIO PANUNZIO
"Un uomo, una città, un unico amore"

a cura del Collettivo Fuori Scena

Voci recitanti e regia:
Andrea La forgia e Elio Colasanto

Al Pianoforte:
Francesco Giancaspro


http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/cci_dioc_new/bd_edit_app_dioc.edit_appuntamento?p_id=935721





04 novembre 2009
In scena “Lettera d’amore per uno sconosciuto” di Orazio Panunzio
Convincono Alessia Garofalo, Andrea la Forgia, Elio Colasanto e Mariel Corrieri


di Corrado Altomare


“Io non so cosa succeda ai sentimenti dopo la morte, ma sono sicuro che il mio amore durerà nell’eternità e brucerà l’alito gelido della morte”, queste sono parole dello scrittore molfettese Orazio Panunzio scritte in una delle sue ultime opere “Lettera d’amore per uno sconosciuto”, in cui si evidenzia la religiosità e l’attaccamento alla sua città natale. L’opera è stata portata in scena da una emergente compagnia teatrale “Fuori scena” presso l'Auditorium San Domenico.

Nell’opera Panunzio parla di un giovane ventenne che nella notte tra il giovedì e il venerdì santo si innamora di Gesù e ripensando, nei giorni successivi a quel volto decide di scrivere una lettera d’amore per uno sconosciuto, perché lui non hai mai visto e né conosce Cristo, ma si è innamorato di quell’uomo che è stato torturato e ha subito ingiustamente una pena capitale.
Per cinquanta anni l’uomo cercherà di scrivere la lettera, senza mai riuscirci, per cinquanta anni l’uomo ogni giovedì santo rivedrà quel volto e ogni anno di Pasqua in Pasqua il suo amore si rafforza, occupando ogni spazio della sua esistenza, priva di qualsiasi altro sogno.

Il tema affrontato da Panunzio nella “Lettera d’amore per uno sconosciuto” non è facile da rappresentare, in quanto si tratta di un opera contrassegnata da passioni e sentimenti molto forti al limite del blasfemo e del sacrilego, comunque i due attori, che hanno rappresentato l’animo dell’innamorato sono riusciti a far comprendere allo spettatore la complessità dell’opera e il profondo sentimento di amore del giovane per uno sconosciuto.

Una scommessa vinta quella del collettivo “Fuori scena” con Alessia Garofalo, Andrea la Forgia, Elio Colasanto e Mariel Corrieri, che hanno convinto e avvinto il pubblico con la loro performance con un testo come quello di Orazio Panunzio di non facile lettura, che loro hanno portato in scena con estrema bravura e maestria.


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http://www.molfettalive.it/news/news.aspx?idnews=10450

PRETI PEDOFILI: QUANDO C'E' IL DAIAVOLO SOTTO LA TONACA

PANORAMA.IT 26 11 2009

PRETI PEDOFILI: QUANDO C'E' IL DAIAVOLO SOTTO LA TONACA



Negli Stati Uniti le vittime dei preti pedofili hanno messo la Chiesa in ginocchio. In Italia, invece, i fedeli scendono in piazza per difendere coloro che sono stati bollati dalla giustizia come orchi. È successo a Firenze con Roberto Berti, condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede per molestie sessuali.

Molti amici dell’ex parroco di Ginestra Fiorentina non hanno creduto alle accuse e si sono schierati dalla sua parte. Finché l’arcivescovo, Giuseppe Betori, ha fatto affiggere la sentenza di condanna nella bacheca parrocchiale, mettendo a tacere quanti sostenevano che don Berti fosse stato addirittura assolto.
Manifestazioni di solidarietà anche a Roma per Ruggero Conti, il parroco di Selva Candida accusato di pedofilia, atti sessuali con minorenni e prostituzione aggravata. Al processo si sono presentati decine di giovani indossando magliette con la scritta “don Ruggero, ti vogliamo bene”, mentre le presunte vittime venivano dileggiate.

In Vaticano c’è sconcerto: Benedetto XVI ha scelto la linea dura contro i preti pedofili. Ma sempre più spesso deve fare i conti con i fedeli che difendono i sacerdoti accusati di abusi e manifestano per loro con cartelli e striscioni. Su Berti l’ex Sant’Uffizio non ha avuto dubbi: accusato di molestie sessuali nei confronti di cinque minorenni, il parroco è stato condannato a 8 anni di domicilio coatto a Trento, in una casa per il recupero di preti con problemi psichici, unito al divieto assoluto di svolgere attività pastorale.
Berti era stato sollevato il 6 giugno 2008 dalla guida della sua nuova parrocchia di San Mauro a Signa, a seguito di una denuncia per molestie sessuali. In base alle norme sulla tolleranza zero varate nel 2001 dal cardinale Ratzinger (allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede), il processo canonico a carico di Berti è stato affidato all’ex Sant’Uffizio. Per più di un anno non si è saputo ufficialmente nulla. Nel frattempo venivano ascoltati a Roma il prete fiorentino e i suoi accusatori: giovani nati tra il 1977 e il 1986 che hanno riferito di aver subito le attenzioni e le molestie del parroco di Ginestra tra il 1990 e il 2001.

Ma il silenzio e la riservatezza nella quale si è svolto il processo canonico a carico di Berti sono diventati un boomerang per la curia e per le stesse vittime delle molestie. Nelle due parrocchie della periferia fiorentina si è diffusa la voce che il prete era stato prosciolto e le accuse si erano rivelate infondate. Qualcuno ha anche cominciato a dubitare della buona fede degli accusatori. Impossibile persino ricorrere all’autorità giudiziaria perché, dal punto di vista penale, i reati di molestie contestati al sacerdote risultavano già prescritti.

Insomma, per qualche mese gli innocentisti hanno avuto buon gioco a sostenere che si era trattato di una bolla di sapone, mentre i colpevolisti sono finiti sotto accusa. Da qui è nata la richiesta dell’arcivescovo di Firenze di rendere pubblica la sentenza di condanna. Il nuovo parroco di Ginestra Fiorentina, James Savarirajan, domenica 8 novembre ha affisso in bacheca il pronunciamento della Congregazione per la dottrina della fede. Tuttavia, neanche questo gesto clamoroso è bastato a mettere fine alle polemiche: mentre i colpevolisti hanno diffuso la notizia ai giornali locali, gli amici di Berti hanno accusato la curia di aver creato “scandalo “ pubblicando la sentenza.

Ancora più pesante la situazione a Selva Candida, periferia nord di Roma, diocesi di Porto - Santa Rufina.
Il parroco della Natività di Maria Santissima, Ruggero Conti, 56 anni, è finito in carcere a Regina Coeli. Sette, secondo l’accusa, le giovani vittime dei presunti abusi sessuali compiuti dal sacerdote tra il 1998 e il marzo 2008. Per il pm, Francesco Scavo, gli adolescenti sarebbero stati indotti dal sacerdote a compiere o subire atti sessuali in cambio di denaro e capi di abbigliamento.

Ma don Ruggero è difeso persino dalle madri: “Per i nostri figli è stato come un padre” dicono alcune di loro. E puntano il dito invece contro l’ex viceparroco, Claudio Peno Brichetto. È lui a parlare per primo dei comportamenti di don Ruggero al vescovo di Santa Rufina, Gino Reali, ma viene trasferito in un’altra chiesa, mentre il parroco accusato di pedofilia resta al suo posto. Don Claudio non si dà per vinto e si rivolge a un’associazione antipedofilia, Caramella buona, con sede a Reggio Emilia.

I dirigenti dell’associazione informano l’autorità giudiziaria. I carabinieri mettono sotto controllo il telefono di don Ruggero, prendono nota degli sms che invia ai ragazzi, controllano il suo computer e i siti che abitualmente frequenta, raccolgono le prime testimonianze. Così, nel giugno 2008, scattano le manette: il parroco di Selva Candida finisce prima agli arresti domiciliari, poi a Regina Coeli.

Ma la vicenda assume subito una coloritura politica: don Ruggero, infatti, era stato scelto in campagna elettorale dal sindaco Gianni Alemanno come garante per le politiche della periferia e della famiglia. Tanto che la costituzione del Comune di Roma come parte civile nel processo contro il sacerdote è diventata un giallo. Alla prima udienza contro don Ruggero, il 16 giugno scorso, il comune non si è presentato.
Alemanno sostiene di avere dato mandato al Dipartimento promozione dell’infanzia di provvedere alla costituzione in giudizio. Ora la dirigente del dipartimento è stata sospesa e il comune, il 27 ottobre, si è costituito contro don Ruggero (la prossima udienza sarà il 26 novembre).

Nel frattempo sono arrivate anche minacce di morte: buste con proiettili indirizzate al pm Scavo, a Mario Staderini, neoleader dei Radicali italiani (anch’essi parte civile nel processo), e a Roberto Mirabile, presidente di Caramella buona.
E spuntano pure testimoni contro don Claudio, il grande accusatore di don Ruggero. Tra questi Antonio Savaiano: afferma che il giovane viceparroco gli avrebbe offerto 300 euro per bruciare la macchina di don Ruggero. Accuse tutte da provare. Intanto il presidente della VI sezione del tribunale penale, Luciano Pugliese, ha stabilito che il processo si svolgerà a porte chiuse.
Ma lo scontro tra innocentisti e colpevolisti continua.

MIGLIAIA DI CASI
4.392 sacerdoti denunciati per pedofilia negli Usa.
2,6 miliardi di dollari: il totale dei risarcimenti pagati fino a questo momento alle vittime dei preti pedofili negli Stati Uniti.
1.700 preti accusati di violenze, orge e uso di droga in Brasile a danno dei bambini piccoli.
800 sacerdoti, religiosi e suore chiamati a rispondere di 30 mila casi di abusi sessuali in Irlanda.
1,1 miliardi di euro di risarcimenti richiesti dalle vittime dei sacerdoti pedofili in Irlanda.
107 preti e religiosi condannati in Australia per abusi sui minorenni.
73 casi di presunti abusi sessuali su minori e più di 235 le vittime di sacerdoti e religiosi pedofili in Italia. Polonia, Gran Bretagna, Austria, Francia, Croazia gli altri paesi europei più colpiti dalla piaga della pedofilia nella Chiesa.

ignazio.ingrao
Venerdì 20 Novembre 2009
http://blog.panorama.it/italia/2009/11/20/preti-pedofili-quando-ce-il-diavolo-sotto-la-tonaca/

sabato 9 maggio 2009

ADDIO A DON GIANNI BAGET BOZZO


Venerdì 08 maggio 2009 15.23

Si è spento don Gianni Baget Bozzo
''Impegno in politica e nel giornalismo''
Don Gianni Baget Bozzo


E' morto don Gianni Baget Bozzo. Aveva 84 anni. Sarà l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, a presiedere la Messa di esequie. I funerali si svolgeranno lunedì, alle 11.30, nella parrocchia del Sacro Cuore di San Giacomo di Carignano

Gianni Baget Bozzo è morto nel sonno nella sua abitazione privata di Genova. In casa c'era una persona che lo assisteva ed ha scoperto la sua morte. I funerali si svolgeranno, lunedì alle 11.30, nella parrocchia Sacro Cuore di San Giacomo di Carignano, a Genova. Il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, nell'esprimere il proprio dolore per la sua scomparsa ne ha ricordato il contributo "essenziale" al dibattito politico italiano. "Decisivo - ha detto Gasparri - anche il suo costante apporto alla costruzione di una moderna formazione di centrodestra, che unisse vari percorsi e offrisse agli italiani una sintesi tra tradizione e modernità. Ricordo personalmente con particolare commozione Don Gianni, che non ci ha mai fatto mancare il suo consiglio, il suo stimolo e il suo apporto. I senatori del PdL - ha assicurato Gasparri - assumeranno iniziative perché il suo prezioso contributo di idee continui ad alimentare l'opera del Popolo della Libertà".

L'ANNUNCIO La camera ardente di don Gianni Baget Bozzo sarà allestita nella sua abitazione privata in via Corsica, nel quartiere di Carignano a Genova, secondo la volontà espressa dal religioso e dovrebbe essere aperta dal tardo pomeriggio di oggi. E' quanto spiega l'assistente di Baget Bozzo, Alessandro Gianmoena, che stamani ha subito avvertito della morte anche la segreteria del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. "E' mancato nel sonno, stamani intorno alle sei - spiega Gianmoena - probabilmente a causa di un infarto, ma stiamo ancora aspettando il referto medico. Dalle analisi fatte di recente risultava che fosse sano, anche se negli ultimi tempi aveva avuto qualche piccolo acciacco".



http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo/122393


ilGIORNALE.IT
n. 111 del 2009-05-09 pagina 0

Gianni Baget Bozzo, prete "eretico" della politica
di Massimiliano Lussana

E' morto a 84 anni a Genova. Politologo, due volte europarlamentare, editorialista del Giornale ha collaborato con Taviani, Craxi e Berlusconi. Dalla sospensione al ritorno in parrocchia. Il premier: "Il confidente che più ascoltavo". Commenta

Genova - La fotografia di don Gianni è la casa di don Gianni a Genova, via Corsica, quartiere Carignano: scaffali strapieni di libri – libri letti, usati, consumati, non libri da fondale o da complemento d’arredo – in tutte le lingue. Libri italiani, libri latini, libri spagnoli, libri francesi, libri inglesi... E poi i computer di Alessandro, di Gianteo, di Aurora, di Gabriele, dei suoi ragazzi, dei ragazzi di Ragionpolitica. I discorsi in latino di don Gianni e la sua straordinaria capacità di capire il web prima degli altri, tanto da mettere in piedi la prima scuola di formazione politica in rete. La fotografia di don Gianni è il contatto di don Gianni con il potere: la Dc, Taviani, Tambroni, Craxi, Berlusconi. Sempre vicinissimo ai leader, capace di influenzarli con le sue straordinarie intuizioni. Ma anche, sempre, don Gianni: povero, umile, assolutamente spartano nelle sue scelte di vita. Quasi un mistico lontano dal mondo, anche se enormemente immerso nel mondo. La fotografia di don Gianni è la tonaca a cento bottoni che non ha mai smesso da quando il cardinal Siri lo ordinò a 42 anni.

L’essere completamente «don Gianni» a cui non ha mai rinunciato, la sua messa quotidiana, a volte detta anche sull’altare di casa, con i due messali sistemati alla bell’e meglio. Ma anche l’essere completamente «il politologo Baget Bozzo», non rinunciare a intervenire in continuazione sulle cose della politica e del mondo, che lo portò a diventare eurodeputato del Psi nel 1984 per portare avanti il suo progetto di modernizzazione e di normalizzazione della politica e della società italiana e poi a essere il consigliere più ascoltato di Silvio Berlusconi e il responsabile della formazione azzurra. Reati che gli costarono prima una lunga sospensione a divinis dello stesso Siri e poi un richiamo di Tettamanzi, allora cardinale a Genova. La fotografia di don Gianni è la sua capacità di occuparsi dei massimi sistemi, degli assetti planetari prima e dopo l’elezione di Obama, ma anche delle piccole cose del Pdl ligure. Proprio ieri pomeriggio, ad esempio, aveva in agenda il classico appuntamento mensile con il coordinatore Michele Scandroglio, dove parlavano di tutto. Anche scontrandosi, come capitava con gli interlocutori che stimava. O anche l’amicizia con un antico compagno e navigatore della politica, maestro di ogni subemendamento, come il senatore Gigi Grillo, che proprio ieri ricordava affranto di come il conforto di don Gianni fu decisivo per portarlo a fare il grande passo di entrare in Forza Italia lasciando il Ppi e permettere così la nascita del primo governo Berlusconi nel 1994. O, ancora, i grandi amori e i grandi scontri con Claudio Scajola, che del Pdl ligure è un po’ il capo. La fotografia di don Gianni è l’immagine di lui con la cintura che cede e i pantaloni che cadono davanti a Berlusconi che tante ridicole ironie scatenò nella stampa di sinistra e soprattutto nella categoria dei radical-chic in servizio permanente effettivo, pronti a fucilarlo per lesa eleganza.

Ma, contemporaneamente ai pantaloni che cadono, è lui che fa analisi perfette della situazione politica italiana, con articoli che anticipano quello che accadrà mesi, quando non anni, dopo. La sua curiosità attuale, la sua visione profetica, la sua capacità di lettura delle leadership e della loro adesione al popolo, fanno di Gianni forse il maggior intellettuale della storia della politologia italiana. Certo, quello che ha vissuto anche sulla propria pelle le sue intuizioni. Una su tutti: Forza Italia prima e il Popolo della libertà poi. Se Berlusconi ha avuto il genio politico di inventarseli, prima ad Arcore e poi sul predellino, Baget Bozzo ha avuto il genio politologico di teorizzare quello che Berlusconi aveva creato. Senza quasi rendersi conto che era proprio quella roba lì. E Ragionpolitica e il suo gruppo di giovani – forse un po’ snobbati dal Pdl – sono la sua eredità più bella. La fotografia di don Gianni è il suo linguaggio alto, la sua naturalezza nel parlare in latino come fosse la sua prima lingua. Ma, contemporaneamente, la capacità di usare anche immagini forti, un linguaggio sboccato, perfetto per scandalizzare i benpensanti. Un po’ come Sant’Agostino con la sua «ecclesia casta et meretrix», santa e puttana. E così don Gianni, alla vigilia del Gay pride più discusso, quello di Roma, non ebbe paura di confessare i sentimenti omosessuali provati.

Oppure, si dichiarò «bastardo», ricordando di non avere mai visto suo padre. O, ancora, quando disse: «Ammetto di essere vanitoso ed esibizionista, probabilmente sono una puttana nata». E quando qualcuno gli rinfacciava la frase lui, serafico: «Posso anche averlo detto, ma non me lo ricordo». Comunque, sempre, eternamente, politicamente scorretto. Ricordo quando mi incitava ad attaccare le gerarchie ecclesiastiche («bisogna prendere loro il tempo») o i suoi attacchi ai vescovoni anticapitalisti, antiamericani e pacifisti di sinistra. Posizioni che lo ponevano sempre al centro degli sfottò dei paladini del politically correct, da Enzo Biagi che disse «questo prete sembra un’agenzia di stampa» a Piero Chiambretti che lo mise alla mercé del cardinal Tonini di turno. La fotografia di don Gianni è quella di un’anima eternamente inquieta – che dispensa certezze cercandole lui per primo – di un cervello che corre continuamente da un lato all’altro del pensiero, senza che noi si riuscisse a stargli dietro.

Curioso di una curiosità senza freni, senza limiti. Eppure capace di preoccuparsi veramente per ciò che studiava e di cui si occupava. I suoi amici, negli ultimi giorni, lo vedevano un po’ agitato: un po’ per il caso di Veronica, che secondo lui aveva tradito la fiducia di Berlusconi. Molto, per la Lega. Temeva le fibrillazioni recenti del Carroccio e le sue ripercussioni sul governo. Lo diceva a tutti, da settimane. E in qualche modo le ha somatizzate. L’altroieri pomeriggio, a uno degli angeli che lo circondava, ha confidato: «Sento un’ombra nera su di me». Ed era quasi un presagio, un qualcosa di soprannaturale confermato anche da una lontana nipote in Spagna. Che, quando l’hanno chiamata per informarla della morte di Gianni, ha detto: «Sì, lo so, alle cinque». Per la cronaca, è morto davvero alle cinque. Ma i medici l’hanno stabilito solo dopo. La fotografia di don Gianni era quella di essere uno di noi, uno della famiglia del Giornale. Uno che capì – anche stavolta prima di tutti – che noi non siamo solo giornalisti e voi non siete solo lettori. Ma che, insieme, siamo un popolo. Ieri, nella bara, il suo viso era sereno, rilassato, quasi beato. Chissà, forse, per l’ennesima volta, ha visto prima cosa lo aspetta.

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sabato 18 aprile 2009

DON LUIGI VILLA SU PAPA PAOLO VI

Il Reverendo don LUIGI VILLA ha pubblicato un interessante volume sulla figura del Papa Paolo VI (Paolo VI, beato?), tenuto conto delle iniziative che vorrebbero condurre questo Pontefice alle glorie dell'altare.
In questi tempi in cui le beatificazioni abbondano, non stupisce che ci possano essere delle divergenze circa l'opportunità e la correttezza della beatificazione di qualcuno. Ci viene in mente l'esempio clamoroso della pratica di beatificazione di Isabella di Castiglia, ancora bloccata dalle pressioni contrarie esercitate dagli Ebrei e dai loro amici in seno alla Chiesa. Se le pressioni dei non cristiani possono influire sulla beatificazione di una regina cattolicissima morta alcuni secoli fa, le divergenze dei cristiani sulla beatificazione di un Papa contemporaneo ci sembrano piú che legittime; solo che in questo caso la questione è molto piú complessa, visto che Paolo VI fu il Papa del Concilio e delle conseguenze da questo generate.
Se l'albero si riconosce dai suoi frutti, chi potrebbe negare i veneficii del postconcilio? E di chi la colpa se non di colui che ha coltivato l'albero venefico?
Chi vorrebbe beatificare Paolo VI si appella alle sue presunte qualità morali, illudendosi di distogliere l'attenzione dalle sue reali intenzioni, che don Luigi Villa ben individua dicendo che si tratta di una «manovra di portare sugli altari i due Papi del Vaticano II, affinché, cosí, sarebbe risultato evidente la "soprannaturalità" del Vaticano II e, conseguentemente, di questa "Nuova Chiesa" con le sue "Riforme"…».
L'Autore delinea la figura di Paolo VI presentando una mole considerevole di sue dichiarazioni, dalle quali si evince ampiamente che questo Papa fu mosso da istanze di ordine mondano, secondo un orientamento in cui i presunti diritti umani tenevano il primo posto rispetto ai legittimi diritti divini.
La buona fede, la sincerità o l'onestà intellettuale di Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, possono anche ritenersi indiscusse, e che si sia trattato di una brava persona è anche ben possibile, ma non si beatifica qualcuno solo perché è una brava persona, soprattutto trattandosi di un Papa che ha retto le sorti temporali della Santa Chiesa con tanta determinazione e con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Semmai, occorre valutare con profonda attenzione se la sua buona fede non sfociasse nell'incoscienza, se la sua sincerità non attenesse alla faciloneria e se la sua onestà intellettuale non si fondasse su una formazione culturale tutta umana e tutta volta ai richiami di "questo mondo", come testimonia il famoso aneddoto delle novanta casse di libri che lo seguivano ovunque.
D'altronde, non è risaputo che le strade dell'Inferno sono lastricate di buone intenzioni?
Negli otto capitoli che compongono il libro, don Luigi Villa presenta i convincimenti di questo Papa circa: La Sua "Nuova Religione"; La Sua "apertura al Mondo"; la Sua "apertura al Modernismo"; La Sua "apertura alla Massoneria"; La Sua "apertura" alla "Democrazia Universale"; La Sua "tolleranza e complicità"; La Sua "apertura al Comunismo"; La Sua "Messa Ecumenica"; delineando la figura di un uomo che aveva piú fiducia negli errori degli uomini che nella Onniscienza di Dio.
Si potrebbe obiettare che le dichiarazioni siano state scelte con lo scopo preciso di comporre un quadro negativo, ma molte di esse sono cosí chiaramente indicative di una concezione errata della Religione e della Dottrina che non basterebbero interi libri a favore per capovolgere il giudizio negativo che si può portare su questo Papa e sul suo pontificato; e lo stesso don Luigi Villa precisa che non ha preteso «…di aver fatto una analisi esaustiva di tutta l'opera di Paolo VI. Ma le Sue citazioni che presento non possono avere certamente un significato differente da quello che contengono; per cui, il presentare altri suoi testi differenti, non possono che convalidare la "mens" di questo "Amleto", ossia della "doppia faccia" di Paolo VI! Comunque, il lettore onesto troverà che i nostri scritti riproducono la Sua vera "mentalità" dominante, e cosí profondamente radicata in Lui da avere disastrosamente ispirato tutta la Sua pastorale e il Suo Magistero!»
Fra le tante dichiarazioni riportate ne segnaliamo alcune particolarmente indicative.
«…Noi, pure noi non piú di ogni altro, noi abbiamo il culto dell'uomo! …La religione del Dio che si è fatto uomo si è incontrata con la religione dell'uomo che si è fatto Dio.…»
«Una corrente d'amore e d'ammirazione ha debordato dal Concilio sul mondo umano moderno… I suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati; i suoi sforzi sostenuti; le sue aspirazioni purificate e benedette.»
«Noi abbiamo fiducia nella ragione umana… bisognerà che, un giorno, la ragione sia l'ultima parola!»
«Una pace che non risulta dal culto vero dell'uomo, non è essa stessa una pace!»
«Cosa esprime, dunque, questa coscienza con tale energia? I “Diritti dell'Uomo”! La coscienza dell'umanità diviene sempre piú forte. Gli uomini ritrovano questa parte inalienabile di sé stessi che li tiene uniti: l'umano nell'uomo!»
«Questo aspetto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è il piú bello: è il suo vero umano piú autentico. È l'ideale dell'umanità pellegrina del tempo; è la speranza migliore del mondo; è il riflesso - osiamo dire! - del disegno trascendente e amoroso di Dio circa il progresso del consorzio umano sulla terra; un riflesso dove scorgiamo il messaggio evangelico da celeste farsi terrestre.»

Ce n'é abbastanza per comprendere che ci troviamo al cospetto di un Papa che era piú versato in sociologia politica che in religione; un Papa che faceva confusione nel soprannaturale, scambiando le chimere di Satana con le certezze di Dio: è da qui che si può facilmente comprendere la sua continua "doppiezza", quasi un inevitabile riflesso del conflitto interiore che lo possedeva: da un lato i suoi incontrollabili richiami viscerali di tipo umanistico e vitalistico, dall'altro i suoi freni intellettivi derivati dall'educazione religiosa; conflitto che non trovava equilibrio in una intellettualità chiaramente informata dalla sana dottrina, intellettualità che mancava a questo personaggio tanto vincolato ai richiami delle passioni e della parte piú istintiva della coscienza.
Don Luigi Villa, giustamente, sottolinea la enormità di un Papa che dopo aver giurato solennemente, all'atto della sua incoronazione, di nihil de traditione quod a probatissimis prædecessoribus meis servandum reperi, diminuere vel mutare, aut aliquam novitatem admittere; sed ferventer, ut vere eorum discipulus sequipeda, totis viribus meis conatibusque tradita conservare ac venerari, (non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, ciò che fu tramandato), si sia scientemente e caparbiamente fatto strumento dell'esatto contrario, attuando «una chiara e spudorata ribellione alla dottrina della Chiesa cattolica precedente… Perciò, c'è davvero da tremare per la salvezza dell'anima di Paolo VI… Un Paolo VI, cioé, che ha tradito Cristo, la Chiesa, la Storia!».

Il libro, corredato da molte illustrazioni, costituisce un documento che non dovrebbe mancare in casa di ogni buon cattolico e che meriterebbe di essere letto, principalmente, da tutti coloro che ritengono che la Chiesa postconciliare segua ancora il solco della Tradizione (se ne potrebbe regalare una copia agli amici e al parroco, per esempio).
Il Reverendo don Luigi Villa ha condotto un lungo lavoro di ricerca e di documentazione prima di giungere alla stesura definitiva del libro; e questo suo lavoro avrebbe potuto permettergli di compilare molti volumi, anziché uno solo; ma bene ha fatto a limitarsi a presentare un testo conciso e scorrevole, di facile lettura, con i passi ben evidenziati, cosí da permettere a tutti di seguirlo, e di cogliere soprattutto il reale volto di Papa Montini.
C'è da augurarsi che nel corso della causa di beatificazione, l'Avvocato del Diavolo tenga nel giusto conto le osservazioni addotte in questo libro; sempre che, nel frattempo, i "fumi di Satana", come diceva lo stesso Paolo VI, non abbiano già prodotto tanto danno da far sí che la canonizzazione del Papa che, insieme al suo predecessore, ha prodotto tanto danno alla Tradizione, alla Dottrina e alla vita della Santa Chiesa, non si consumi anch'essa a gloria di "questo mondo".

[Sac. Luigi Villa, Paolo VI beato?, Editrice Civiltà, Brescia, 1998; pp. 285, £ 20.000 - Il volume si può richiedere a: Operaie di Maria Immacolata, Editrice Civiltà, via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia - tel. e fax 030-3700003.]

(6/1998)


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Le infiltrazioni massoniche in Vaticano

Le infiltrazioni massoniche in Vaticano sono l’oggetto di una ricerca
condotta per oltre cinquant’anni da un battagliero sacerdote di
Brescia, don Luigi Villa. Attraverso la sua piccola Editrice Civiltà e
il suo periodico “Chiesa Viva”, don Villa ha scritto libri dedicati
alla massoneria a Giovanni XXIII e a Paolo VI.
Ferruccio Pinotti nel suo “Fratelli d’Italia” racconta di aver
incontrato don Villa nella casa in cui vive a Brescia. Racconta come
l’anziano sacerdote svolge un’incessante ricerca sui fenomeni
degenerativi della Chiesa, documentando scrupolosamente quella che
secondo lui è un’infiltrazione sistematica della libera muratoria
dentro il Vaticano. Don Villa è convinto che Papa Giovanni XXIII fosse
vicino alla massoneria (in particolare Papa Roncalli avrebbe avuto
contatti con la massoneria marinista e con i Rosacroce – gruppo
massonico di ricerca filosofica – durante la sua esperienza come
diplomatico della Santa Sede).
Il Gran Maestro del Grande Oriente Virgilio Gaito, in un’intervista
del 1994 concessa a Fabio Andriola, affermava : “Si dice che Giovanni
XXIII sia stato iniziato alla massoneria quando era nunzio a Parigi”.
“Pare che Papa Giovanni XXIII sia stato iniziato a Parigi ed abbia
partecipato ai lavori delle Officine di Istanbul”. La lista dei
contatti di Roncalli con la massoneria è lunga e qui mi limito a
riportare gli incontri più significativi.
Don Villa è assolutamente certo che Papa Paolo VI appartenesse alla
Massoneria. Nel suo libro "Paolo VI beato?" don Villa cita a sostegno
della sua tesi molte prove rinvenibili nelle posizioni moderniste e
laiche assunte da Montini nel corso del suo papato e del Concilio
Vaticano II. Montini ebbe rapporti con discussi esponenti della
massoneria. In particolare, quando resse come cardinale la diocesi di
Milano aveva conosciuto un rampante finanziare siciliano: Michele
Sindona. Divenuto Papa il 21 giugno 1963 Montini chiamò Sindona a Roma
e gli affidò una consulenza per lo Ior, chiedendogli di modernizzare
la banca. All’epoca Sindona era in grande ascesa, faceva affari con
Nixon, aveva rapporti con l’amministrazione americana, con il capo
della Cia e con importanti esponenti della Democrazia Cristiana. Nel
1968 Paolo VI chiamò allo Ior monsignor Marcinkus, che era stato sua
guardia del corpo e che poi tesserà i rapporti con Sindona e con
Calvi.
Nel 1972 il Vaticano attraverso lo Ior, cedete la Banca Cattolica del
Veneto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, allora in un momento di
forte espansione. Fu un’operazione che irritò profondamente il
patriarca di Venezia il cardinale Albino Lucani, futuro successore di
Paolo VI. Un anno prima, nel 1971 Roberto Calvi e Marcinkus avevano
fondato – con il supporto di Sindona- la Cisalpine Overseas Bank, a
Nassau nelle Bahamas. Una realtà che servì per coprire speculazioni
immobiliari fraudolente e riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Montini ebbe modo di conoscere anche Licio Gelli. Nel 1965, durante il
pontificato di Paolo VI gli venne riconosciuta dal Vaticano la nomina
a commendatore Equitem Ordinis Sancti Silvestri Papae.
Ci sono alcuni gesti e azioni di secolarizzazione della Chiesa
avvenute proprio sotto il pontificato di Paolo VI, e pare non dettati
dall’onda delle contestazioni giovani che il periodo storico stava
attraversando ma grazie soprattutto alla vicinanza del Pontefice alla
società segreta. Gesti simbolici come la deposizione della “tiara” –
simbolo del triregno -. L’introduzione di leggi in sintonia con parte
della massoneria come il divorzio e l’aborto non hanno incontrato dure
opposizioni rispetto a quelle paragonabili dei papati di Wojtyla e
Ratzinger.
Il 12 settembre 1978 il settimanale “Op” diretto da Mino Pecorelli
giornalista iscritto alla P2 e poi assassinato pubblicò in un articolo
dal titolo "La Grande Loggia Vaticana" un elenco di ben 121 nominativi
di esponenti vaticani e di alti prelati indicati quali affiliati alla
massoneria. L’elenco faceva impressione: comprendeva Villot, monsignor
Agostino Casaroli, ministro degli Esteri del Vaticano, il cardinal Ugo
Poletti vicario di Roma, il cardinale Sebastiano Baggio, Marcikus,
monsignor Donato De Bonis dello Ior, Don Virgilio Levi il
vicedirettore dell’Osservatorio Romano, padre Roberto Tucci, il
direttore della Radio Vaticana, monsignor Pasquale Macchi, segretario
di Paolo VI. Potenti massoni secondo il sacerdote Villa, sarebbero
stati inoltre influenti collaboratori di Montini.
Un Papa invece che cercò di osteggiare la massoneria fu Papa Lucani:
per lui la massoneria incarnava il nemico di Roma. Pur intuendo che il
suo amato predecessore Montini avesse aperto le porte delle Mura
leonine a una schiera di piduisti – Gelli, Ortolani, Sindona, Calvi –
era contrarissimo a quell’insana commistione rivolta soltanto al
profitto. Don Villa è convinto che Papa Lucani, il Papa dei 33 giorni
(il 33 è un numero simbolico per tutti i massoni) volesse fare pulizia
all’interno del Vaticano, avendo individuato la forte presenza della
setta segreta. E questa sarebbe stata la causa della sua improvvisa
morte.
I documenti proposti dal sacerdote Villa sono stati spesso censurati
dai giornali. Denuncie ai suoi danni? Nessuna. Però sembra che sia
stato oggetto di diversi attentati e aggressioni una delle quali a
Parigi dove si trovava a indagare proprio su alcuni cardinali in odore
di grembiulino massonico. Ma don Villa tira dritto per la sua strada.
Arcivescovi, cardinali, rettori di atenei pontifici: secondo il
sacerdote la massoneria avrebbe pianificato, anno dopo anno la sua
infiltrazione ai massimi livelli della gerarchia ecclesiastica
arrivando infine a circondare il Soglio di Pietro.
Villa non fa sconti neanche ai politici. “Che Berlusconi facesse parte
della P2 è cosa nota. Oggi lui può anche dire che è in “sonno” che è
un massone “dormiente” ma obbedisce a quegli interessi: quando uno è
dentro non scappa più. Anche Prodi è massone, solo che appartiene al
circolo degli Illuminati”. Pochi si salvano dalla “caccia” del
sacerdote coraggioso. La sua conclusione è amara, ma battagliera: “La
massoneria ha in mano la Chiesa e lo Stato. Ma il loro punto debole è
la superbia. Prima o poi i loro giochi di potere verranno alla luce”.


Le infiltrazioni massoniche in Vaticano sono l’oggetto di una ricerca
condotta per oltre cinquant’anni da un battagliero sacerdote di
Brescia, don Luigi Villa. Attraverso la sua piccola Editrice Civiltà e
il suo periodico “Chiesa Viva”, don Villa ha scritto libri dedicati
alla massoneria a Giovanni XXIII e a Paolo VI.
Ferruccio Pinotti nel suo “Fratelli d’Italia” racconta di aver
incontrato don Villa nella casa in cui vive a Brescia. Racconta come
l’anziano sacerdote svolge un’incessante ricerca sui fenomeni
degenerativi della Chiesa, documentando scrupolosamente quella che
secondo lui è un’infiltrazione sistematica della libera muratoria
dentro il Vaticano. Don Villa è convinto che Papa Giovanni XXIII fosse
vicino alla massoneria (in particolare Papa Roncalli avrebbe avuto
contatti con la massoneria marinista e con i Rosacroce – gruppo
massonico di ricerca filosofica – durante la sua esperienza come
diplomatico della Santa Sede).
Il Gran Maestro del Grande Oriente Virgilio Gaito, in un’intervista
del 1994 concessa a Fabio Andriola, affermava : “Si dice che Giovanni
XXIII sia stato iniziato alla massoneria quando era nunzio a Parigi”.
“Pare che Papa Giovanni XXIII sia stato iniziato a Parigi ed abbia
partecipato ai lavori delle Officine di Istanbul”. La lista dei
contatti di Roncalli con la massoneria è lunga e qui mi limito a
riportare gli incontri più significativi.
Don Villa è assolutamente certo che Papa Paolo VI appartenesse alla
Massoneria. Nel suo libro "Paolo VI beato?" don Villa cita a sostegno
della sua tesi molte prove rinvenibili nelle posizioni moderniste e
laiche assunte da Montini nel corso del suo papato e del Concilio
Vaticano II. Montini ebbe rapporti con discussi esponenti della
massoneria. In particolare, quando resse come cardinale la diocesi di
Milano aveva conosciuto un rampante finanziare siciliano: Michele
Sindona. Divenuto Papa il 21 giugno 1963 Montini chiamò Sindona a Roma
e gli affidò una consulenza per lo Ior, chiedendogli di modernizzare
la banca. All’epoca Sindona era in grande ascesa, faceva affari con
Nixon, aveva rapporti con l’amministrazione americana, con il capo
della Cia e con importanti esponenti della Democrazia Cristiana. Nel
1968 Paolo VI chiamò allo Ior monsignor Marcinkus, che era stato sua
guardia del corpo e che poi tesserà i rapporti con Sindona e con
Calvi.
Nel 1972 il Vaticano attraverso lo Ior, cedete la Banca Cattolica del
Veneto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, allora in un momento di
forte espansione. Fu un’operazione che irritò profondamente il
patriarca di Venezia il cardinale Albino Lucani, futuro successore di
Paolo VI. Un anno prima, nel 1971 Roberto Calvi e Marcinkus avevano
fondato – con il supporto di Sindona- la Cisalpine Overseas Bank, a
Nassau nelle Bahamas. Una realtà che servì per coprire speculazioni
immobiliari fraudolente e riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
Montini ebbe modo di conoscere anche Licio Gelli. Nel 1965, durante il
pontificato di Paolo VI gli venne riconosciuta dal Vaticano la nomina
a commendatore Equitem Ordinis Sancti Silvestri Papae.
Ci sono alcuni gesti e azioni di secolarizzazione della Chiesa
avvenute proprio sotto il pontificato di Paolo VI, e pare non dettati
dall’onda delle contestazioni giovani che il periodo storico stava
attraversando ma grazie soprattutto alla vicinanza del Pontefice alla
società segreta. Gesti simbolici come la deposizione della “tiara” –
simbolo del triregno -. L’introduzione di leggi in sintonia con parte
della massoneria come il divorzio e l’aborto non hanno incontrato dure
opposizioni rispetto a quelle paragonabili dei papati di Wojtyla e
Ratzinger.
Il 12 settembre 1978 il settimanale “Op” diretto da Mino Pecorelli
giornalista iscritto alla P2 e poi assassinato pubblicò in un articolo
dal titolo "La Grande Loggia Vaticana" un elenco di ben 121 nominativi
di esponenti vaticani e di alti prelati indicati quali affiliati alla
massoneria. L’elenco faceva impressione: comprendeva Villot, monsignor
Agostino Casaroli, ministro degli Esteri del Vaticano, il cardinal Ugo
Poletti vicario di Roma, il cardinale Sebastiano Baggio, Marcikus,
monsignor Donato De Bonis dello Ior, Don Virgilio Levi il
vicedirettore dell’Osservatorio Romano, padre Roberto Tucci, il
direttore della Radio Vaticana, monsignor Pasquale Macchi, segretario
di Paolo VI. Potenti massoni secondo il sacerdote Villa, sarebbero
stati inoltre influenti collaboratori di Montini.
Un Papa invece che cercò di osteggiare la massoneria fu Papa Lucani:
per lui la massoneria incarnava il nemico di Roma. Pur intuendo che il
suo amato predecessore Montini avesse aperto le porte delle Mura
leonine a una schiera di piduisti – Gelli, Ortolani, Sindona, Calvi –
era contrarissimo a quell’insana commistione rivolta soltanto al
profitto. Don Villa è convinto che Papa Lucani, il Papa dei 33 giorni
(il 33 è un numero simbolico per tutti i massoni) volesse fare pulizia
all’interno del Vaticano, avendo individuato la forte presenza della
setta segreta. E questa sarebbe stata la causa della sua improvvisa
morte.
I documenti proposti dal sacerdote Villa sono stati spesso censurati
dai giornali. Denuncie ai suoi danni? Nessuna. Però sembra che sia
stato oggetto di diversi attentati e aggressioni una delle quali a
Parigi dove si trovava a indagare proprio su alcuni cardinali in odore
di grembiulino massonico. Ma don Villa tira dritto per la sua strada.
Arcivescovi, cardinali, rettori di atenei pontifici: secondo il
sacerdote la massoneria avrebbe pianificato, anno dopo anno la sua
infiltrazione ai massimi livelli della gerarchia ecclesiastica
arrivando infine a circondare il Soglio di Pietro.
Villa non fa sconti neanche ai politici. “Che Berlusconi facesse parte
della P2 è cosa nota. Oggi lui può anche dire che è in “sonno” che è
un massone “dormiente” ma obbedisce a quegli interessi: quando uno è
dentro non scappa più. Anche Prodi è massone, solo che appartiene al
circolo degli Illuminati”. Pochi si salvano dalla “caccia” del
sacerdote coraggioso. La sua conclusione è amara, ma battagliera: “La
massoneria ha in mano la Chiesa e lo Stato. Ma il loro punto debole è
la superbia. Prima o poi i loro giochi di potere verranno alla luce”.



http://nikocore.blogspot.com/2008/01/fratelli-ditalia-parte-seconda-l...

«Ecco i nomi dei Vescovi massoni»

Dai documenti di don Luigi Villa un’inquietante contaminazione
all’interno della Chiesa cattolica

Le tonache con il “grembiulino”


Le accuse di un vecchio
prete lombardo: «Ecco i nomi dei Vescovi massoni»


di Giorgio Del Re


Il mondo è governato da tutt’altri personaggi che neppure immaginano
coloro il cui occhio non giunge dietro le quinte. (Benjamin Disraeli,
primo ministro britannico) Ieri abbiamo visto come l’Islam, troppo
superficialmente etichettato dai mass-media come religione
“tradizionale” e fanaticamente avversa all’ideologia moderna
occidentale (e quindi illuminista e materialista), sia in realtà
infiltrato da importanti esponenti e seguaci di un determinato tipo di
massoneria.


Oggi, saccheggiando a piene mani dall’enorme documentazione messa a
disposizione dei lettori dal battagliero don Luigi Villa attraverso la
sua casa editrice (Civiltà) e il suo periodico Chiesa viva (Via
Galileo Galilei 121, Brescia, telefono e fax: 030 - 3700003),
affrontiamo lo spinosissimo problema delle infiltrazioni massoniche in
seno alla Chiesa cattolica.
Ci occuperemo soprattutto di due volumi e di un opuscoletto scritti da
don Villa.
Trattasi di due libri dedicati alla controversa figura di papa Paolo
VI e di un pamphlet da poco uscito dal titolo Una nomina scandalo!,
dedicata alla recentissima nomina di monsignor Francesco Marchisano a
Vicario generale dello Stato del Vaticano e arciprete della Basilica
Vaticana. Il quale Marchisano, stando ai documenti pubblicati dal
sacerdote lombardo, sarebbe un importante massone, da quarant’anni
impegnato a sostenere la lotta della setta massonica contro il suo
nemico storico: la Chiesa cattolica. E, secondo don Villa, Marchisano
non sarebbe l’unico prelato massonico operante nelle stanze vaticane,
come vedremo.


ANTEFATTO: AGOSTO 1976 E LA LOGGIA DI SAN PIETRO - Ma prima di entrare
nella strettissima attualità, bisogna fare qualche passo indietro nel
tempo e risalire all’estate del 1976 e precisamente al mese di agosto
di quell’anno, quando il settimanale Panorama (ben diverso
dall’attuale, impegnato soprattutto a raccontare aneddoti
tradizionalmente consoni ai settimanali scandalistici femminili)
pubblica l’elenco, preparato dal giornalista Mino Pecorelli per il suo
periodico Op, di cardinali, vescovi ed alti prelati cattolici
affiliati alla massoneria. Pur definendolo inattendibile (ma don Villa
la pensa diversamente), il commento di Panorama alla pubblicazione
dell’elenco della Gran Loggia vaticana riassume in poche righe quello
che don Villa ha scoperto leggendo decine di migliaia di documenti
riservati, di discorsi pubblici e interni alla Chiesa, di articoli di
riviste di mezzo mondo: ovvero, che la massoneria, grazie alla spinta
favorevole del Concilio Vaticano II, ha raggiunto i vertici della
Chiesa cattolica ed è vicinissima alla vittoria contro il suo nemico
secolare. Scrisse infatti Panorama nel numero del 10 agosto 1976: «Se
l’elenco fosse autentico, la Chiesa sarebbe in mano ai massoni. Paolo
Vi ne sarebbe addirittura circondato. Anzi, sarebbero stati loro a
fargli da grandi elettori e poi a pilotarlo nelle più importanti
decisioni prese durante questi 13 anni di pontificato. E, prima
ancora, sarebbero stati loro a spingere il Concilio Vaticano II sulla
strada delle riforme». Le riforme, appunto: da quella liturgica a
quella dei Seminari, giudicata perniciosa da don Villa e da molti
altri sacerdoti e prelati che hanno preferito non esporsi. Don Luigi
non è un lefebvriano e neppure un sedevacantista , le posizioni
tradizionaliste ed anticonciliari provengono quindi dall’interno della
stessa Chiesa, a rappresentare, forse, l’estremo tentativo, l’ultima
battaglia contro il demone della sovversione e della
scristianizzazione che ammorba da anni i corridoi vaticani, tanto da
far dire a suo tempo (era il 1972) dallo stesso Paolo VI una frase
simbolicamente drammatica: «Da qualche fessura è entrato il fumo di
Satana nel Tempio di Dio».


IL FUMO DI SATANA NEL TEMPIO DI DIO - Don Villa, nel libro Paolo VI
beato?, dimostra che l’elenco della Gran Loggia vaticana è veritiero.
I nomi in esso contenuti dovrebbero far rabbrividire qualsiasi fedele
alla parola di Cristo. Sarebbero stati massoni, infatti, quindi nemici
mortali della Chiesa, vicinissimi e potenti collaboratori di papa
Montini. Ne citiamo alcuni: monsignor Pasquale Macchi, segretario
personale del pontefice (lo ritroveremo più avanti); il cardinale Jean
Villot, segretario di Stato di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di
Giovanni Paolo II, fino alla morte avvenuta nel 1979; il cardinale
Agostino Casaroli, sulla cui appartenenza alla massoneria sarebbe a
conoscenza anche papa Wojtyla, stando alla testimonianza resa a don
Villa da un arcivescovo, stretto collaboratore dell’attuale pontefice;
il vescovo Annibale Bugnini, cui Paolo VI affidò la «rivoluzione
liturgica» al Concilio, nonostante il precedente allontanamento del
Bugnini da parte di Giovanni XXIII; il vescovo Paul Marcinkus,
presidente dello Ior, legato alla scandalo Sindona. Pare che papa
Luciani, il papa dei 33 giorni (e il 33 è un numero simbolico per
tutti i massoni), volesse fare «pulizia» all’interno del Vaticano,
avendo individuato l’«arrosto» massonico coperto dal «fumo» di Satana
e molti, tra cui don Villa, individuano in questa volontà manifesta le
cause dell’improvvisa morte di Giovanni Paolo I.


PAOLO VI E IL TRIONFO DEI “FIGLI DELLA VEDOVA” - Nella postfazione al
libro Paolo VI, processo a un Papa?, don Villa scrive, riprendendo una
sua lettera inviata nel 1979 a monsignor Driwisz, segretario personale
di Giovanni Paolo II: «La Chiesa ha ormai i suoi seminari distrutti, o
semi distrutti e quasi tutti vuoti, divenuti pascolo di preti
modernisti, socialistoidi, politologi e persino eretici; come pure
vede gli Istituti religiosi ridotti a cifre irrisorie e i Conventi
fatti deserti, a causa di un esodo continuo, impressionante!.. e vede
anche le dissacrazioni liturgiche, innumerevoli e continue, talora
innominabili, che hanno ridotto la sacralità ad una sceneggiata, vuota
di ogni spiritualità; e vede sul clero imperversare un vento di
terrorismo teologico, fatto da teste d’uovo pervicaci...». Don Villa
concludeva così: «Ripeto anche a Lei quello che da anni mi sto
chiedendo, e cioè: perché Paolo VI ha aperto al Modernismo? Perché ha
aperto al comunismo? Perché ha aperto alla Massoneria?.. Tre terribili
domande a cui la Storia dovrà e potrà rispondere; e non sarà, certo,
una risposta di plauso!.. Inoltre, rimarrà sempre vero che Mons.
Montini fu cacciato via dalla segreterie di Stato dallo stesso Pio
XII, perché Lo tradiva!..».


PADRE PIO, L’ANTI-MASSONE - In quella postfazione don Villa accenna
anche alla sua amicizia con una delle figure più straordinarie e al
tempo stesso controverse della Chiesa del XX secolo: Padre Pio. Il
sacerdote, santificato lo scorso 23 giugno, incitò don Villa a
«combattere la Massoneria». «Mi disse - scrive il sacerdote - di
mettermi in contatto con S. Ecc.za Monsignor G. B. Bosio e sotto la
Sua protezione diretta, per eseguire quel mandato che mi aveva
affidato. Così feci. Al termine del mio terzo incontro con padre Pio,
salutandomi, Egli mi abbracciò e mi disse: «Coraggio, coraggio,
coraggio! Dovrai soffrire molto da una Chiesa già invasa dalla
Massoneria!». Una Chiesa «invasa» dalla Massoneria potrà mai
difendersi dai suoi nemici, quali l’Islam, la scristianizzazione,
l’ecumenismo? La risposta è lapalissiana: no. Per questo motivo i
documenti proposti da don Villa sono diventati veri e propri tabù.
Inviati a tutti i giornali, nessuno ha mai scritto una riga, si
lamenta il battagliero prete padano. Denunce ai suoi danni? Nessuna.
Eppure spesso don Villa lancia accuse pesantissime, eppure...
silenzio! Vista la tragica fine di Pecorelli, ammazzato a pistolettate
pochi mesi dopo la pubblicazione dell’elenco della Gran Loggia
vaticana e vista la stranissima morte di papa Luciani dopo soli 33
giorni del suo pontificato, nel 1978, don Villa non ha mai avuto
paura? Chi lo conosce dice di no e a vederlo nulla lascia sospettare
il contrario. Eppure, ci raccontano alcuni suoi amici, è stato oggetto
di diversi attentati e aggressioni, una delle quali a Parigi, proprio
mentre si trovava ad indagare su alcuni cardinali in odore di
grembiulino massonico. Ma don Villa, fermo nella Fede e sicuro che
alla fine le «porte dell’Inferno non prevarranno», tira dritto per la
sua strada, continuando a combattere la massoneria, come indicato da
Padre Pio. Sta ultimando il terzo e conclusivo volume sui guasti
commessi da Paolo VI, prepara il nuovo numero di Chiesa viva e ha
appena pubblicato l’opuscoletto di cui abbiamo accennato all’inizio:
Una nomina scandalo! Vediamo il perché.


LO «SCANDALO» DELLA NOMINA DI MONS. MARCHISANO - Il 26 aprile di
quest’anno l’Osservatore Romano riportava in prima pagina, all’interno
della rubrica “Nostre informazioni”, che «il Santo Padre, accogliendo
la richiesta presentataGli dall’Eminentissimo Signor cardinale
Virgilio Noè, ha accettato le sue dimissioni» e ha nominato al suo
posto «Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, Suo Vicario
Generale per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente della
Fabbrica di San Pietro l’Eccellentissimo Monsignore Francesco
Marchisano». Marchisano era arcivescovo titolare della Pontificia
Commissione per i Beni culturali della Chiesa e della Pontificia
Commissione di Archeologia Sacra, quando il Papa lo nomina a
successore del cardinal Noè. Ma il neo-nominato, stando ai documenti
pubblicati da don Villa, è un potente massone, rispettoso dell’ordine
impartito da Nubius, Capo d’Azione politica della Massoneria
Universale: «Tendete le vostre reti - invocava Nubius - tendetele al
fondo delle sacrestie, dei Seminari e dei Conventi! Voi pescherete
degli amici e li condurrete ai piedi della Cattedra Apostolica. Voi
avrete così pescato una rivoluzione in tiara e cappa, preceduta dalla
croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che di ben
piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo».


TRE LETTERE INQUIETANTI - Don Villa riporta il testo integrale di tre
lettere inviate da un certo “Frama” al Venerabile Gran Maestro del
Grande Oriente di palazzo Giustiniani. Due risalgono al 1961, nella
terza la data è illeggibile. Da notare che in tutti i documenti
massonici i nomi reali dei “fratelli” sono occultati da sigle e il
Frama in questione sarebbe nient’altro che Francesco Marchisano,
all’epoca sottosegretario della Congregazione Studi ed Educazione
Cattolica. Ma non mancheranno altre sorprese. Il 23 maggio 1961 Frama
scrive al capo dei massoni italiani di aver ricevuto «con molta gioia,
tramite il F. Mapa, il Vostro delicato incarico: organizzare
silenziosamente in tutto il Piemonte e la Lombardia come disgregare
gli studi e la disciplina nei seminari». Un po’ come avvenne dopo il
1968 nelle scuole statali, quando professori imbevuti di ideologie
marxiste, socialiste, libertarie, materialistiche, fecero di tutto per
devastare l’insegnamento pubblico, riducendo alla fine la scuola in
uno squallido «diplomificio» incapace di selezionare i migliori sulla
base della meritocrazia. Il Fratello “Mapa” in questione - secondo don
Villa - è Pasquale Macchi, che sappiamo essere stato segretario
personale di Paolo VI. Sarebbe stato lui, quindi, a far da tramite tra
il Gran Maestro e Marchisano. Quattro mesi dopo, il 12 settembre 1961,
sempre secondo i documenti illustrati dal sacerdote lombardo, “Frama”
scrive ancora a palazzo Giustiniani. «Dopo aver avvicinato e
contattato più volte i Ff. “Pelmi” e “Bifra”, sono ritornato da “Mapa”
per presentare un primo piano di lavoro - scrive “Frama” - Egli
consiglia di iniziare con la disgregazione dei programmi di studio,
insistendo presso i nostri fedeli docenti perché, con argomenti di
nuova pseudo-teologia e pseudo-filosofia, gettino il seme presso gli
alunni, oggi sitibondi di novità». «In tal modo - continua la lettera
-, la disgregazione disciplinare sarà una semplice conseguenza che
verrà spontaneamente, senza che noi ce ne occupiamo: penseranno gli
stessi alunni». Un piano evidentemente esteso e ben architettato,
quello della massoneria contro la Chiesa. Un piano che ha purtroppo
dato i suoi frutti marci. La terza lettera di “Frama” parla di una
riunione svoltasi la sera prima tra i Fratelli “Pelmi”, “Mapa”,
“Bifra”, “Salma”, “Buan”, “Algo” e “Vino”, in cui si è deciso di
«iniziare degli esperimenti presso alcuni seminari d’Italia», ad
esempio Torino, Trento e Udine, pieni di massoni. Inoltre «bisogna
diffondere in tutti i Seminari il nostro concetto di libertà e di
dignità della persona umana, senza alcuna remora né da parte dei
superiori, né da parte di alcuna legge. Occorre una stampa capillare».
Vediamo chi si celava dietro quella sigle, secondo quanto riportato da
don Villa. “Buan” trattavasi di Bugnini Annibale, di cui abbiamo già
parlato, autore della riforma liturgica sotto papa Montini e quindi
inviato in Iran come Pro-Nunzio apostolico, dopo che un cardinale
consegnò a Paolo VI le prove della sua appartenenza alla setta
massonica. “Pelmi” sarebbe stato Michele Pellegrino, cardinale e
arcivescovo di Torino, mentre “Algo” sarebbe la sigla massonica di
Alessandro Gottardi, arcivescovo di Trento. Sotto il nome in codice di
“Vino” si celerebbe invece Virgilio Noè, cardinale e fresco
protagonista per aver passato la mano in favore di Marchisano, mentre
“Bifra” sarebbe Franco Biffi, rettore dell’Università lateranense, e
“Salma” l’Abate O.S.B. di Finalpia, nel Savonese, Salvatore Marsili.


VERSO LA BATTAGLIA FINALE - Arcivescovi, cardinali, rettori di atenei
pontifici: la massoneria ha perciò pianificato, anno dopo anno, la sua
infiltrazione ai massimi livelli della gerarchia ecclesiastica,
arrivando infine a circondare il Soglio di Pietro? Davanti ai
documenti di don Villa è difficile non crederlo. Moltissime le
coincidenze, così come gli indizi che dal Concilio Vaticano II a
tutt’oggi, evidenziano la trasformazione della Chiesa cattolica,
oseremmo dire l’involuzione della medesima. Da qui i rischi nel
divulgare simili documenti, come le vicissitudini di don Villa
dimostrano.
Noi non vogliamo dare alcun parere su quanto riportato nei volumi del
coraggioso sacerdote padano, il quale continuerà - me lo ha ripetuto -
la sua battaglia nel nome di Cristo e della Tradizione cattolica.
Semplicemente cerchiamo di fare il nostro lavoro di cronisti, offrendo
ai lettori uno squarcio di quanto accade dietro le quinte della
Chiesa, così come viene riportato da un suo servitore. Il quale, pur
ammettendo la quasi-vittoria della massoneria a livello pratico, è
sicuro che alla fine vincerà la Verità. «Noi abbiamo sempre parlato di
questi assalti contro Cristo e la Sua Chiesa - scrive don Villa - pur
sapendo che Cristo ha già vinto Lucifero e il Mondo, ma non ignorando
neppure, però, che Noi, che viviamo nel tempo, non abbiamo ancora
terminata la battaglia contro di Loro!». E se si conosce il nemico,
specie quello che si maschera e si nasconde, aumenteranno le
possibilità di vincerlo una volta per tutte.
http://www.lamiaradiologia.it/Rel/Documenti/DRArticolo22Testo.htm

L'APOSTASIA DEI CATTOLICI

L'APOSTASIA DEI CATTOLICI

A proposito del punto C/2, ricevo da un lettore le seguenti citazioni,
tratte da un libro (1994) di stretta osservanza cattolica ("Il
contesto storico della nostra risposta e' l'ubbidienza, l'unione senza
incrinature con chi nella Chiesa ha il ministero dell'autorita', cioe'
il Papa, i propri Vescovi e i legittimi Superiori"), ispirato al
pensiero di Don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale
Mariano.


Le riporto perche' esse mostrano prima di tutto che c'e'
consapevolezza almeno in parte del mondo cattolico (sembra che il
Movimento in parola comprenda decine di migliaia di sacerdoti,
affiancati addirittura da decine di milioni di "laici") che le
profonde trasformazioni sociali in atto non sono ne' scontatamente
positive (come di necessita', secondo il parere di alcuni, ogni frutto
del "progresso"), ne' del tutto spontanee, ovvero provocate dalla
forza inarrestabile dello "spirito dei tempi", bensi' probabilmente
favorite da ben precise concertazione ed "organizzazione" - che, in
mancanza di meglio, vengono attribuite al tradizionale "nemico"
portatore dei "valori" della modernita', vale a dire la massoneria; ed
inoltre che, nonostante la predetta enunciazione di principio (nella
quale si sentono espliciti echi critici nei confronti di
organizzazioni come quelle citate nel detto punto C/2, ribaditi
dall'opinione: "Gli inguaribili nostalgici del tempo passato
confondono l'antico, che vale sempre, con il vecchio, che puo' essere
sostituito"), infiltrazioni di queste "forze" negative si possono
riscontrare, secondo l'opinione presentata, fino ai vertici piu' alti
della Chiesa.


"Satana e' stato il dominatore incontrastato sulle vicende di questo
vostro secolo, portando l'umanita' intera al rifiuto di Dio e della
sua Legge di amore, diffondendo in ogni parte divisione e odio,
immoralita' e cattiveria e facendo legittimare ovunque il divorzio,
l'aborto, l'oscenita' e l'omosessualita', il ricorso a tutti i mezzi
per impedire la vita. ... La Chiesa conoscera' l'ora della sua piu'
grande apostasia, l'uomo iniquo si introdurra' al suo interno e
siedera' nel Tempio stesso di Dio, mentre il piccolo resto che
rimarra' fedele sara' sottoposto alle piu' grandi prove e
persecuzioni".


[Queste parole sarebbero ispirate al cosiddetto III segreto di Fatima,
"che non vi e' stato ancora svelato"]


"Il mio Cuore Immacolato diventa oggi il segno della mia sicura
vittoria nella grande lotta che si combatte fra i seguaci dell'enorme
Drago rosso ed i seguaci della Donna vestita di sole. In questa
terribile lotta sale dal mare, in aiuto al Drago, una bestia simile a
una pantera ... la bestia nera e' la Massoneria. Il Drago si manifesta
nel vigore della sua potenza; la bestia nera invece agisce nell'ombra,
si nasconde, si occulta in modo da entrare in ogni parte. Ha le zampe
di orso e la bocca di un leone, perche' opera ovunque con l'astuzia e
con i mezzi di comunicazione sociale, cioe' della propaganda. Le sette
teste indicano le varie logge massoniche, che agiscono ovunque in
maniera subdola e pericolosa. Questa bestia nera ha dieci corna e
sulle corna dieci diademi, che sono segni di dominio e di regalita'.
La massoneria domina e governa in tutto il mondo per mezzo delle dieci
corna. Il corno, nel mondo biblico, e' sempre stato uno strumento di
amplificazione, un modo di fare udire maggiormente la propria voce, un
forte mezzo di comunicazione".


"Vi ho voluto avvertire del grande pericolo che minaccia oggi la
Chiesa, a causa dei molti e diabolici attacchi che si compiono contro
di Lei per distruggerla. Per raggiungere questo scopo, alla bestia
nera che sale dal mare, viene in aiuto dalla terra, una bestia che ha
due corna, simili a quelle di un agnello ... Al simbolo del sacrificio
e' intimamente unito quello del Sacerdozio: le due corna. Un copricapo
con due corna portava il Sommo Sacerdote nel Vecchio Testamento. La
mitria - con due corna - portano i Vescovi nella Chiesa, per indicare
la pienezza del loro Sacerdozio. La bestia nera, simile a una pantera,
indica la Massoneria; la bestia con due corna, simile a un agnello,
indica la Massoneria infiltrata nell'interno della Chiesa, cioe' la
Massoneria ecclesiastica, che si e' diffusa soprattutto fra i Membri
della Gerarchia. Questa infiltrazione massonica, all'interno della
Chiesa, vi e' gia' stata da Me predetta in Fatima, quando vi ho
annunciato che Satana si sarebbe introdotto fino al vertice della
Chiesa ... la massoneria ecclesiastica agisce per oscurare la divina
Parola, per mezzo di interpretazioni naturali e razionali e, nel
tentativo di renderla piu' comprensiva ed accolta, la svuota di ogni
suo soprannaturale contenuto ... si giunge a negare la realta' storica
dei miracoli e della resurrezione e si mette in dubbio la divinita'
stessa di Gesu' e la sua missione salvifica ... scopo della massoneria
ecclesiastica e' quello di giustificare il peccato, di presentarlo non
piu' come un male, ma come un valore ed un bene. Cosi' si consiglia di
compierlo, come un modo di soddisfare le esigenze della propria
natura, distruggendo la radice da cui puo' nascere il pentimento e si
dice che non e' piu' necessario confessarlo ... La massoneria
ecclesiastica cerca di distruggere questa realta' [l'unicita' della
Chiesa] con il falso ecumenismo, che porta all'accettazione di tutte
le Chiese cristiane ... Essa coltiva il disegno di fondare una Chiesa
ecumenica universale".


[Ci sarebbe pero' da interrogarsi come si possa conciliare questa
opinione con la professione di "ubbidienza" a cui si faceva prima
cenno, ribadita dal seguente impegno formale: "Ti promettiamo di
essere uniti al Santo Padre, alla Gerarchia e ai nostri Sacerdoti,
cosi' da porre una barriera al processo di contestazione del
Magistero, che minaccia le fondamenta stesse della Chiesa"]


"Con la Grazia vengono inseriti nell'anima dei germi di vita
soprannaturale che sono le virtu' ... le tre virtu' teologali e le
quattro cardinali: fede, speranza, carita'; prudenza, fortezza,
giustizia e temperanza. Al sole divino dei sette Doni dello Spirito
Santo, queste virtu' germogliano, crescono, si sviluppano sempre di
piu' e conducono cosi' le anime sul cammino luminoso dell'amore e
della santita'. Compito della bestia nera, cioe' della massoneria, e'
quello di combattere, in maniera subdola, ma tenace, per impedire alle
anime di percorrere questa strada ... Infatti se il Drago rosso agisce
per portare tutta l'umanita' a fare a meno di Dio, alla negazione di
Dio e percio' diffonde l'errore dell'ateismo, lo scopo della
massoneria non e' di negare Dio, ma di bestemmiarlo ... La bestemmia
piu' grande e' quella di negare il culto dovuto al solo Dio per darlo
alle creature ed allo stesso Satana ... Alle sette virtu' teologali e
cardinali la massoneria oppone la diffusione dei sette vizi capitali.
Alla fede essa oppone la superbia; alla speranza la lussuria; alla
carita' l'avarizia; alla prudenza l'ira; alla fortezza l'accidia; alla
giustizia l'invidia; alla temperanza la gola".


"Se il Signore ha comunicato la sua Legge con i dieci comandamenti, la
massoneria diffonde ovunque, con la potenza delle sue dieci corna, una
legge che e' completamente opposta a quella di Dio.


Al comandamento del Signore - "Non avrai altro Dio fuori di me" - essa
costruisce altri falsi idoli, di fronte ai quali oggi molti si
prostrano in adorazione.


Al comandamento: "Non nominare il nome di Dio invano", essa si oppone
con il bestemmiare Dio e il suo Cristo, in tanti modi subdoli e
diabolici, fino a ridurre un marchio di vendita indecoroso il suo Nome
e a fare dei film sacrileghi sulla sua vita e sulla sua divina
Persona.


Al comandamento: "Ricordati di santificare le feste", essa trasforma
la domenica in week end, nel giorno dello sport, delle gare, dei
divertimenti.


Al comandamento: "Onora il padre e la madre", essa contrappone un
modello nuovo di famiglia fondato sulla convivenza, persino fra
omosessuali.


Al comandamento: "Non uccidere", essa e' riuscita a fare legittimare,
in ogni parte, l'aborto, a fare accogliere l'eutanasia, a fare quasi
scomparire il rispetto dovuto al valore della vita umana.


Al comandamento: "Non commettere atti impuri", essa giustifica, esalta
e propaganda ogni forma di impurita', fino alla giustificazione degli
atti contro natura.


Al comandamento: "Non rubare", essa opera perche' si diffondano i
furti, la violenza, i sequestri e le rapine.


Al comandamento: "Non dire falsa testimonianza", essa agisce perche'
si propaghi sempre piu' la legge dell'inganno, della menzogna, della
doppiezza.


Al comandamento: "Non desiderare la roba e la donna di altri", agisce
per corrompere nel profondo la coscienza, ingannando la mente e il
cuore dell'uomo ... Il compito delle Logge massoniche e' quello di
operare oggi, con grande astuzia, per portare ovunque l'umanita' a
disprezzare la santa Legge di Dio, ad operare in aperta opposizione ai
dieci Comandamenti, a sottrarre il culto dovuto al solo Dio, per darlo
a dei falsi idoli, che vengono esaltati ed adorati da un numero sempre
piu' grande di uomini: la ragione; la carne; il denaro; la discordia;
il dominio; la violenza; il piacere".


"L'ateismo teorico e pratico, esteso a livello mondiale, ha costruito
una nuova civilta' atea e materialista, portando ad una generale
giustificazione del peccato, non piu' visto come un male morale, ma
esaltato dai mezzi di comunicazione sociale come un valore ed un bene.
Cosi' si diffonde l'abitudine a vivere nel peccato, a non confessarlo
piu', a ridurre l'impegno cristiano al piano comunitario e sociale,
dimenticando il dovere personale di vivere in grazia di Dio, e di
camminare sulla strada della santita'".


[Parole certamente "forti" (e in qualche modo corrispondenti a quanto
si lamentava anche nella Premessa a questa stessa pagina, in ordine a
una evidente assuefazione al "male" favorita da un'ampia azione di
propaganda), ma che fanno pensare, visto per esempio come sono
congegnati certi programmi televisivi di oggi (tra i consigli inviati,
quello di "rinunciare ai giornali e alla televisione"), che appaiono
apertamente ispirati al perseguimento di particolari
finalita' (dis)educative...]


* * * * *


[Un altro intervento, sempre sullo stesso punto, ha invece valenza
completamente contraria]


Trovo sicuramente diabolica l’incredibile bruttezza di quelle formelle
in bronzo del Minguzzi; che qualcosa di storto ci fosse in quel Papa
mi sembra evidente dai suoi gusti estetici e la scelta di una specie
di missile per tiara lo conferma. Non dimentichiamo però che il buon
Luciani la ha addirittura abolita ignorando completamente che stava a
significare il potere sui tre mondi (quelli che Cartesio ha ridotti a
due). Ma veniamo al pentalfa: appare evidente che non ha niente di
diabolico e nemmeno di peculiarmente massonico; colpisce soltanto
quando, come nel caso dello stemma del Regno, lo si veda al posto che
in araldica spetta alla croce ma lo attribuirei piuttosto quale
rivalsa per la scomunica ed in omaggio al contributo dei massoni
italiani per giungere alla nostra sciagurata unità.


In ogni caso, giudico insopportabile che, quel tal pazzesco Delassus
(ma chi è?) qualifichi certe affermazioni come provenienti dalla
massoneria (chi ha mai sentito in Massoneria cose del genere?) e - se
per caso lo fossero state - perché quando qualsiasi personaggio fa
affermazioni demenziali (o ruba) è colpevole individualmente mentre un
massone deve coinvolgere con le sue personali dichiarazioni tutti gli
altri? [...]


Ma davvero è come per gli ebrei; riuscire a capire che sono persone
normali è chiaramente possibile soltanto se ci siamo vissuti accanto:
averli avuti compagni di scuola e di vita: allora capisci che possono
avere sì, specifici difetti "nazionali" ma mai quelle assurdità che
l’antigiudaismo cattolico e l’antisemitismo razzista, si affannano a
propagandare. Col risultato che dopo tutte quelle follie a loro danno
ora noi tutti dobbiamo subirci un contrappasso penoso e
insopportabile, il quale, messo accanto alla tendenza ebraica di non
percepire il limite di rottura delle situazioni può portare ad altri
disastri.


Ma ti rendi conto che, al di fuori di questo paese squinternato, la
qualifica di massone è una garanzia di probità?


Se il Papa era un simpatizzante, mal ha fatto a non togliere
un’assurda


scomunica; questa è la sua colpa. E se questa simpatia l’avesse
vissuta con


la caratteristica inclinazione "italiota" e "latina" (assolutamente
non


presente in tutte le obbedienze nazionali ed anche in quelle nelle
quali si


trova, non condivisa da tutti) ispirandosi ad una percezione
"esterna"


modernista ed eversiva dell’Istituzione, davanti a Dio, la colpa del
suo


agire antitradizionale sarebbe sua e soltanto sua. Psicologicamente,
è


abbastanza naturale che un prete, diventato non credente, s’ispiri


all’immagine negativa ed agnostica inculcatagli in anni ed anni di


formazione e si senta poi vicino al fantasma prima esecrato quale


contraltare di una fede oggi però perduta.


Volendo invece escludere ogni riferimento massonico dalla stella sui
guanti, c’è da pensare all’iconografia della Vergine mentre il suo
raschiamento dalla formella non sarebbe una conferma
dell’interpretazione ma forse soltanto il timore di essa. È del resto
clinicamente noto che, per gli assatanati come il Villa, vedere
ovunque la materializzazione dei loro


deliri è casisticamente provato. [...]


Ed allora, il sigillo di David, che si trova in moltissime chiese e
in


immagini religiose d’ogni tipo cos’è: cripto-giudaismo?


Finiamola! Le forze del male sono sicuramente ben presenti ma il
diavolo non è così tutto da una parte; è lì la sua forza. E se ci sono
massoni deviati - come ce ne sono - quanti altri nei luoghi più
impensabili per la cultura


cattolica, operano attivamente come creatori di disordine e di falsi


obiettivi. Veramente e con tutto il cuore, se vuoi arrivare a capo del
baco della modernità è inutile focalizzarsi su un unico obiettivo: gli
ebrei. E


dico unico perché, in questa prospettiva, la Massoneria ne è solo


un’appendice: Satana e figliolino. Comunque - e ora finisco -
Lucifero, pur


non essendo positivo, è un’altra cosa dall’Avversario ma il discorso
sarebbe lungo.


P.S. Non sarà che a vedere diavoli dappertutto, ci sia il rischio di
rimanere


contagiati invertendo davvero - come i controiniziati - tutti i
simboli più


sacri trasmessici ab immemorabili da avi tanto più santi di noi?


Purtroppo non sono riuscito a ritrovare l'illustrazione che dicevo


relativa allo stemma del Regno d'Italia; del resto la ricordo
perfettamente


e ritengo sia una sistemazione successiva alla scomunica e forse
abolita


dopo i patti lateranensi.


http://www.cartesio-episteme.net/gobbi.htm